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Cos’è la ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto non è altro che una trattenuta che del 20% che il datore di lavoro detiene dalla paga del lavoratore, sia esso un collaboratore occasionale o un professionista.

Anche se questa trattenuta viene sottratta dal datore di lavoro, non resta nelle sue mani; infatti egli stesso provvederà poi a versarla allo stato come acconto sulle tasse che il dipendente dovrà pagare l’anno dopo.

Come funziona la ritenuta d’acconto

Una cosa importante che dovete sapere è che l’ordinamento italiano, prevede diverse tipologie di ritenute d’acconto. Le più conosciute sono comunque quelle alle prestazioni di lavoro autonomo oppure occasionale.

In questo caso dunque la persona o l’azienda che chiede la prestazione di lavoro, dovrà poi versare l’onorario pattuito trattenendo però il 20% come acconto IRPEF o IRES. In questo caso si parlerà quindi di “sostituto”.

Tale importo poi deve essere versato all’Agenzia delle Entrate. Invece a chi riceve il compenso sostituito, dovrà essere consegnato un certificato dove viene specificato sia il compenso versato che la quota trattenuta. Questa documentazione poi sarà anche oggetto della dichiarazione dei redditi.

Se poi dalla dichiarazione dovesse emergere che il contribuente rientra in un gruppo di tassazione più elevato, allora dovrà versare ulteriori imposte e spetterà proprio allo stesso contribuente versarle.

Potrebbero però presentarsi alcuni casi dove succede l’esatto contrario: casi in cui le tasse versate in ritenuta d’acconto non erano dovute oppure erano dovute ma in minor misura.

In casi come questo L’agenzia che ha riscosso, dovrà restituire al contribuente la somma in eccedenza.

Quando si applica

Abbiamo appena detto che la ritenuta d’acconto si applica sulle prestazioni di lavoro autonomo o occasionale, ma questo vale solo per coloro che non possiedono partita IVA. La ritenuta d’acconto viene però applicata anche in altri casi specifici come:

  • Compensi elargiti in favore di amministratori di condominio;
  • Partecipazioni agli utili per i contratti di associazione in partecipazione;
  • Reddito prodotto dagli utili ricavati dall’utilizzazione delle opere dell’ingegno, brevetti, Incassi provenienti dalla cessione dei diritti d’autore;
  • Guadagni derivanti da commissioni, attività di mediazione, agenzia oppure rappresentanza di commercio.
Come si calcola la ritenuta d’acconto

Il calcolo della ritenuta d’acconto in fattura è abbastanza semplice, ma facciamo un esempio pratico per capire meglio. Poniamo il caso di avere già il lordo concordato di 100 euro, vi basterà semplicemente moltiplicare per il 20%. In poche parole dovrete dividere per cento e moltiplicare per 20. Dunque 100÷100 = 1 e 1×20=20. Quindi come vedete in questo caso la ritenuta d’acconto sarà di 20 euro. Il nostro netto sarà dunque 100 euro meno la ritenuta d’acconto verrà 80 euro.

Adesso vediamo invece come fare il calcolo inverso. Mettiamo il caso che dovete fare un preventivo avendo in mente il netto ma dovete arrivare al lordo comprensivo di ritenuta. Come bisogna fare? Semplice vi basterà semplicemente dividere per 80% per avere la ritenuta da aggiungere. Dovrete quindi dividere per 80 e moltiplicare per 20.

Facciamo un altro esempio: supponiamo di avere un netto finale di 100 euro di guadagno diciamo cosi “pulito”. 100÷80= 1,15 e 1,25X20=25. Quindi dovrete aggiungere 25 euro, che in fattura risulteranno appunto come ritenuta d’acconto ai 100 euro di netto. In questo modo avrete il lordo di 125.

Esiste anche in procedimento alternativo per trovare direttamente il lordo: 100÷80% vale a dire 100X100÷80=125. La sottrazione 125-100=25, vi dà il valore della ritenuta d’acconto che in questo caso è 25, e che potrete inserire in fattura come voce specifica. Entrambi i procedimenti si equivalgono, starà a voi trovare quello con cui vi trovate meglio.

Come calcolare la ritenuta d’acconto quando non è al 20%

Come vi ho già accennato all’inizio dell’articolo, in Italia esistono vari tipi di ritenuta d’acconto. Alcune di queste hanno una percentuale diversa, oppure vengono calcolate su un imponibile differente rispetto al totale.

Questo è il caso delle ritenute d’acconto degli agenti, dei procacciatori, per i contratti d’opera, per gli appalti condominiali e per i non residenti in Italia.

Ma niente paura perché anche in questo caso calcolare la ritenuta sarà un processo abbastanza semplice. Vi basterà sapere l’esatta percentuale di ritenuta da mettere in fattura per ogni tipologia sopra citata.

Se per esempio la ritenuta d’acconto è del 4%, come nel caso degli appalti condominiali, si andranno ad utilizzare le medesime formule che vi ho citato pocanzi. L’unica differenza ovviamente sarà nell’inserire il valore 4% invece di 20%.

Se abbiamo un lordo di 100 euro, allora si va a dividere per 100 e moltiplicare per 4. Il calcolo dunque sarà il seguente: 100:100=1 e 1×4=4. Ecco che la ritenuta d’acconto sarà quindi di 4 euro.

Vediamo invece la formula inversa quella da utilizzare se abbiamo in mente il netto che sarà sempre 100 euro e vogliamo preventivare il lordo. In questo caso la formula sarà la seguente: 100:96=1,04 e 1,04×4=4,1. Ecco che il lordo sarà 100+4,1=104,1

Come si versa la ritenuta d’acconto

Vi ricordiamo che la ritenuta d’acconto va versata al sostituto entro il 16 del mese successivo rispetto a quello in cui sono stati elargiti i guadagni. Il pagamento verrà effettuato utilizzando il modello F24 e dovrà anche essere indicato il codice esatto, in modo da individuare il tipo di prestazione.

Ad esempio per le collaborazioni dei lavoratori autonomi o le prestazioni occasionali, si andrà ad utilizzare il codice 1040. I versamenti in ritenuta d’acconto poi devono essere verificati nelle dichiarazioni 770 oppure nelle Certificazioni Uniche dei compensi con ritenuta d’acconto. Va detto poi che coloro che hanno aderito al sistema fiscale del regime agevolato dei minimi o al regime forfettario, vanno esonerati dalla normativa della ritenuta d’acconto.

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